giovedì 29 dicembre 2011

Sul fiume okavango

Correrò sola
lungo il delta del fiume
che non si getta in mare.
Se ci ritroveremo,
un giorno,
voglio non sia per caso.
Mi siederò in attesa
sulla sabbia del Kalahari,
e il tuo ricordo
sarà il mio castigo.
Se tornerai,
un giorno
chiamami da lontano,
ascolterò in silenzio
e non sarà per caso.

Nient'altro

Nient'altro prima,
dopo nient'altro.
Non mi verrà ridato indietro il tempo
che corre inesorabile e semina memorie,
né quei tuoi occhi che ricordo immensi
fissarmi come se si fosse aperto il cielo.
Mi accorgo solo ora che non ho avuto scelta,
per la paura di mostrare fragilità infinite
e che ho pagato un prezzo troppo alto
per un incerto no rotto dal pianto.
Dopo di te nient'altro,
nient'altro prima

Nicaragua

Era schierata con le truppe in autunno,
mentre le foglie cambiavano colore.
Donna senza un domani né un sorriso,
lo sguardo dolce fisso alle trincee
e io solo un ragazzo appassionato,
che non capiva i suoi lunghi silenzi
e il domandare scusa ad ogni passo.
La vedo ora da sola per le strade di Leòn,
tra gli edifici crivellati d'odio
nel vento che alza polvere e miseria.
E penso ancora al sangue e alla follia,
suo paese atrocemente violentato,
alle carezze perdute chissà dove.
Mio dolce amore di una notte appena,
che chiede ancora scusa ad ogni passo.

Massacre of Wounded Knee

In una notte di dicembre
spezzato da chi non ha vergogna,
finì il sogno dei semplici
e l'odio colorò di rosso l'acqua.
Un colpo di fucile sparato per errore
uccise l'ufficiale bianco
e mentre la tormenta soffiava neve ovunque,
si scatenò l'inferno nella piana.
I corpi dei guerrieri rimasero composti
là dove si erano accasciati,
mentre senz'armi tra le mani
cercavano invano di fuggire.
Non li salvò la danza degli spiriti,
cantavano e cadevano gli uomini coraggiosi,
le donne insieme ai bimbi e ai vecchi padri
e i tempi del bisonte non tornarono.
Nel secolo allo scorcio,
tra i monti silenziosi del Dakota,
un vento forte spazzò via la neve
e a poco a poco il torrente tornò chiaro.
Resta un cartello verde piantato con i chiodi,
ricordo di quel giorno infame
e una parola sola impressa:massacro.

In un sacco di juta verde orlato d'oro

Nei giorni dell'ira
coperti di polvere
anche la pioggia lacrimava sangue.
La giovane vedetta
accanto al guado gelido tremava
di freddo misto a rabbia,
fucile al braccio e sguardo perso
di chi se ne sta lì per caso.
Sparpaglia l'innocenza e i desideri,
le ataviche paure e le carezze perse
in un sacco di juta verde orlato d'oro.
Il tuono copre un gemito scomposto,
riflesso in altri occhi il tuo morire.
Nascerà l'erba un giorno
vicino al tuo giaciglio.
Smonta la guardia,
nessuno all'orizzonte.

Maggio 1999

Dolce Belgrado
città in fiamme.
Che resterà di te
dei chioschi colorati e del futuro,
letto sotto un'ardente luna
nei fondi neri di caffé.
Cielo stellato e un'altra bomba,
la dignità strappata dalle mani
e tanti pronti a prendere
tra le macerie ancora calde
la loro eterna parte di dolore.
Brucia Belgrado
rossa di fede e sangue
ferita a morte nel mese delle rose.
Chi ti calpesta finge il pianto
simula civiltà che non conosce
volge lo sguardo là dove non vede.
E passa oltre.

Storia di un amore

Il tempo che consuma non ritorna,
disse la luna al sole
prima di impallidire.
Il sole la rincorse senza sosta
ma non riuscì a sfiorarla,
nemmeno per un attimo.
Poi la fissò in silenzio
da lontano,
ed in eterno
attese il suo ritorno.

Istantanea

Giselle
anima rosso sangue
d'agosto sento freddo.

Ti chiamo senza sosta
e mi confondo
tra i passi tumultuosi
di mille anime sole.

Ma tu sei
disperatamente
altrove.

L'ultima notte


"E nella quiete posso finalmente piangere
di fronte al cielo che sembra prender fuoco,
mentre il tuo abbraccio parla senza dire
chiedendo inutilmente tempo al tempo.
E tremi forte perchè non ti so spiegare
che cosa ne sarà di noi dopo stanotte,
e fingo di non scorger lacrime di vetro
sfiorando il viso tuo con gli occhi chiusi.
Non posso fare a meno nel silenzio
di creder che il domani sarà nostro
e che sapremo ritrovarci in un istante
quando sarà un ricordo il lungo inverno.
E nella quiete sento il vento farsi musica."

Bloody sunday


"Bernard McGuigan sollevava un fazzoletto bianco,
in un groviglio di fucili e anime
e lo stendardo fiero si tinse del suo sangue.
Bernard McGuigan sventolava un fazzoletto bianco
ed era tutto ciò che aveva tra le mani."

Prefazione al mio libro: Sul fiume Okavango e altre poesie. Versi d'amore e guerra

Questa è la prefazione che la bravissima autrice Monica Mazzanti ha scritto per il mio libro, pubblicato con la Casa editrice Opposto.net -collana Gli indaco - nel 2010. In questo blog sono raccolte le poesie contenute nel volume e altri miei testi. Ci tengo particolarmente a dire che questa piccola casa editrice ha puntato su di me totalmente , senza chiedere un centesimo né acquisto di copie per la pubblicazione.
Pubblicare senza contributo è davvero difficile, i no sono tanti e i furbi che vgliono arricchirsi sulle nostre spalle troppi.
Ma è ancora possibile riuscire, con tenacia ed impegno. :).



Prefazione: C’è un fiume Okavango nella vita di ognuno di noi. Basta coglierlo e interpretarlo. Così ha fatto Chiara Luciani, che il suo lo ha scovato, lo ha preso e l’ha metaforicamente utilizzato come spunto per dar vita a un piccolo prezioso libro di versi.

Versi d’amore e versi di guerra, facce contrapposte della stessa medaglia, come la vita e la morte. Amori perduti, lontani, sofferti. Gli amori dell’animo umano, tra uomini e donne, ma anche farciti di sogni, aspirazioni, ideali. Amori per i quali si lotta, talvolta, si muore.

Le guerre nuove, quelle dei deboli, quelle quasi private, da Piazza di Mayo a Belgrado; le guerre antiche, quelle dei pellirossa e delle vedette. La guerra come attualità, in questo ormai altro decennio di un nuovo secolo; la guerra che si rinnova, ancora, sempre e comunque, perpetuamente e orridamente umana.

In Storia di un amore Sole e Luna si rincorrono, ma non si toccano, come il giro della vita e della morte, come l’amore che si contrappone alla guerra, la guerra che è morte. Mal’orlo del sacco di juta è d’oro, e nessuna minaccia appare all’orizzonte.

Il fiume Okavango, quello che non si getta in mare, ma che porta in sé il limo fecondo, che dà vita al deserto perché, oltre la morte - a me piace pensare - rimane sempre e comunque il ricordo, che è sempre vita perché presenza che riempie l’esistenza. Che nelle guerre è sempre testimone di errore e orrore perché, infine, possa essere usato come vera grande arma di vita.